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    CAMPAGNA PUBBLICITARIA PRADA DONNA E UOMO PRIMAVERA/ESTATE 2019

    15 gennaio 2019

    DOUBLE EXPOSURE

    Maschile, femminile; reale, immaginario; statico, in movimento. La dualità insita in Prada e rappresentata nella sfilata Donna Primavera/Estate 2019 si esprime nella nuova evoluzione di Prada 365, realtà trasformata in una proiezione cinematografica per le nuove campagne dedicate alle collezioni donna e uomo.

    Fotografate da Willy Vanderperre, le immagini sono tratte da una serie di corti creati da Prada, diretti dallo stesso Vanderperre e concepiti come lungometraggi. L’acclamato Benoit Debie è Direttore della Fotografia; il sound artist Frédéric Sanchez ha composto colonne sonore specifiche per ciascun episodio. Cinque film presentano la collezione Prada Donna Primavera/Estate 2019; due celebrano la collezione Uomo. Come per i film hollywoodiani, questi manifesti fungono da anteprima dei corti in uscita su prada.com nei mesi di gennaio e febbraio 2019.

    L’approccio adottato in questa campagna rappresenta l’identità di Prada come autore, il cui stile e le cui tematiche evidenziano gli elementi visivi. Un grande film può essere considerato una prospettiva sul mondo – una finestra su un universo immaginato a sé stante. Qui, Prada dirige diverse realtà, identificando cinque modelle – Freja Beha Erichsen, Gigi Hadid, Maike Inga, Liu Wen e Anok Yai – nei rispettivi personaggi nominati come gli accessori che indossano: Sybille, Sidonie, Margit, Odette e Belle. Questi nomi derivano da una ricca tradizione di icone cinematografiche femminili, completando così una sorta di percorso di Möbius dall’ispirazione all’ispirato e viceversa.

    A loro volta, i modelli – Daan Duez, Jonas Glöer e Tae Min – sono presentati come matinée idols, controparte maschile delle star femminili. Diventano i protagonisti dei film, sdoppiati in moderni idoli del grande schermo cinematografico.

    La campagna pubblicitaria è una serie di poster enigmatici e intriganti, che traggono il proprio linguaggio visivo dai film, trasformandoli in fermo immagine. I manifesti colgono un particolare momento nel tempo – seppure per loro natura fugaci ed effimeri, ma poi apprezzati e studiati come emblematici del momento culturale in cui sono stati ideati. Qui, essi travalicano il loro tempo, citazioni visive rese contemporanee, convenzioni cinematografiche utilizzate come strutture letterali per incuriosire e sedurre gli spettatori.

    Attingendo all’iconografia del cinema inconfondibile e immediatamente riconoscibile, le immagini suggeriscono la propria appartenenza a un insieme più grande. Ognuna è presentata come un frammento della narrazione originale dei film – personaggi che si allontanano, apparentemente colti in movimento, senza commenti né spiegazioni, sguardi che vanno fuori inquadratura, in un’ambigua conversazione estetica. Immortalati in atteggiamenti e gesti tratti dal cinema classico, le loro pose sono in parte memoria comune, in parte spontanee. Sono riflessioni e rifrazioni, vecchie e nuove al tempo stesso.

    La dualità implicita è resa esplicita da una sovrapposizione grafica di immagini – un altro duo, ritratti in bianco e nero a fare da sfondo all’azione a colori posta in primo piano, una doppia visione di ciascun personaggio, immagini che accennano al movimento. Rimandano immediatamente alla doppia personalità dell’attore rispetto al ruolo che interpreta, della star rispetto al personaggio cinematografico. Ed esprimono anche le diverse persone che sono in noi, nel cinema verità della vita quotidiana.

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