Su invito di Miuccia Prada e Miu Miu, 30 Blizzards. è un progetto multidisciplinare ideato dall’artista Helen Marten. L’opera, che riflette la complessità e la profondità della sua ricerca artistica — articolata tra scultura, pittura, disegno, video, performance e scrittura — sarà presentata presso il Palais d’Iéna di Parigi e aperta al pubblico dal 22 al 26 ottobre 2025, nell’ambito di Art Basel Paris, in qualità di partner ufficiale del Programma Pubblico.
Per Helen Marten, il linguaggio è un elemento intrinseco e universale. Nella sua pratica, la scrittura non rappresenta un gesto accessorio, bensì una sintassi generativa che struttura e sostiene l’opera. 30 Blizzards. si fonda su questa dimensione: sulla possibilità di una narrazione classica e lirica; sul piacere grammaticale del linguaggio, inteso come forma e percezione; sull’istruzione e la definizione; sulla poesia; sulle qualità dittiche dell’immagine nel linguaggio e sugli spazi interpretativi che ne derivano.
Nel suo aspetto più stimolante, la scrittura colma le lacune e le fratture, favorendo l’emergere di nuove possibilità. Ispirandosi al concetto di “gap gardening” di Rosemarie Waldrop — ovvero agli spazi tra le parole dove il significato resta aperto — Helen Marten ha curato due conversazioni intitolate Pleasure Image, Pleasure Text, che si terranno il 22 ottobre presso il parlamento del Palais d’Iéna. Il programma vedrà la partecipazione di autorevoli relatori e scrittori.
La scrittura rappresenta il terreno comune di questi incontri: non solo come mezzo espressivo, ma come affinità che connette visioni artistiche e posizioni sociali eterogenee. Tutti gli interventi esplorano il linguaggio come forza capace di resistere alle categorie rigide e alle strutture di potere, generando nuove costellazioni di significato attraverso l’indagine politica, l’analisi umana, la metafora e la traduzione. In un contesto digitale dominato da comandi strutturali e cancellazioni, il ritorno al linguaggio — inteso come atto di attribuzione di senso — si configura come uno strumento per riscoprire la possibilità e la libertà.
Registrazione online per le discussioni dei panel (e per le visite guidate alla mostra) disponibile su miumiu.com.
Pleasure Image, Pleasure Text
Programma di conversazioni
22 ottobre, 15:00 e 17:30
A specific watering: gap gardening1
Forging productive gaps between image and text
Bhanu Kapil / Preti Taneja / Simone White
Conversa con: Juliet Jacques
22 Ottobre, 15:00
Immagina le varie intersezioni della voce che derivano da posizioni di compromesso sociale – genere, sessualità, classe, razza, abilità – e immagina inoltre come i regni del “fatto” da queste diverse prospettive si trasformino attraverso la nozione di esperienza vissuta. Immaginare la poesia e la critica come categorie opposte è una forma particolare di stranezza, ma in termini sociali più ampi, questa affermazione può spesso risultare vera. Ciò che viene considerato fatto empirico è spesso pericolosamente reso concreto da certe posizioni di potere, dalla finanza, dall’influenza, dalla geografia. Il complesso orrore vs. libertà del linguaggio è enormemente caotico. Quando funziona, ciò che può essere elettrico nell’arte o nella scrittura è che le definizioni si aprono con profonda e generoso ottimismo – tanto si presta alla sfumatura della riscoperta. L’ambiguità e la metafora sono grandi doni. Non sono una scelta deliberata di non essere chiari, ma piuttosto una sorta di cucitura semantica continua, una corsa, se vogliamo, perché non impongono leggi che suggeriscano solo opzioni binarie di comprensione. Che tristezza sarebbe non indagare da ogni angolazione per dare significato. Le parole creano forme che permettono alle immagini di emergere; queste immagini sono rapide e soggettive. È lì che risiede l’emozione, dopotutto – nell’articolazione di una pausa, o nello spazio di un enigmatico vuoto tra le definizioni, che viene irrigato per permettere a qualcosa di nuovo di crescere. Quando le nostre geografie, le nostre politiche, le nostre persone si dissolvono nel mondo terrificantemente posseduto dal digitale e dai suoi comandi strutturali, forse è semplicemente radicale tornare a impegnarsi con la materia, non con la violenza della cancellazione, ma con il linguaggio, ancora, e ancora.
Glyphic Apparitions and the lost planet: what falls to dust ever returns
Language-ing the body, or material as social and emotional metaphor
Rachel Allen / Nuar Alsadir / Vanessa Onwuemezi
Conversa con: Juliet Jacques
22 Ottobre, 17:30
Le parole portano con sé il grande, lamentoso potere di ferire o sedurre. Possono arrivare con enorme velocità, precipitando in massa, ma agiscono allo stesso modo come reti o recinti, catturando e fissando particelle di significato. Da bambini impariamo le parole in un modo oggettivo e collezionabile, come se fossero piccole porzioni di familiarità con il mondo, da custodire con cura nelle tasche e tirare fuori come carte illustrate, ognuna con la sua immagine e il suo significato sotteso, quando si presenta l’occasione di dialogare, affermare o provare emozioni.
Avere la versatilità del linguaggio significa diventare, paradossalmente, allo stesso tempo leggeri ed enormemente pesanti come operatori di idee. Non c’è nulla di più speciale del privilegio di pensare e riorganizzare, ma più si conosce, più ci si accorge di non sapere — e viceversa.
Il linguaggio si accende nei modi più incendiari, nel bene e nel male, e questo sradicamento è qualcosa di particolarmente prezioso, perché suggerisce una nuova via — un modo di arrivare come esseri umani già carichi di cultura, ma con ulteriori possibilità.
Nel senso dell’acquisto in termini di capitale, la parola non costa nulla, eppure la sua capacità di generare vasti mondi di qualità materiale aggregata — d’interpretazione, politica, onestà, metafora, sentimento — è immensa e ginnica.
Naturalmente, non si tratta di un’immaginazione ingenua secondo cui la libertà di parola non abbia prezzo; ma il testo scritto permette l’emergere di uno spazio strutturale di organizzazione concettuale, e all’interno di quello spazio diagrammato d’informazione o di suggestione esistono il sottotesto, la traduzione, l’escalation, il collage.
Il permesso per una determinata comprensione del significato non è ambiguo, né non editato o indeciso, ma piuttosto un modo bellissimo e intensamente potente di continuare a indagare il significato — perché non è mai morto: è attivo e sempre magico, sempre possibile.
Creiamo modelli del mondo che comprendono come la polvere catturata dalla luce sia semplicemente un’ulteriore compressione esponenziale dell’immensità della materia, di un mondo interiore che coincide positivamente con la realtà esterna. Non è superbia, ma ottimismo — e forse il piacere è il prurito fondamentale.
1“Gap Gardening” è un’espressione e il titolo usato dalla scrittrice Rosemarie Waldrop, il suo modo di formulare come concettualizzare le zone di trasformazione.